È un dato di fatto che, ogni giorno, in tutti i santuari del mondo cattolico vengono bruciate ininterrottamente molte candele, novene e lumini. Ognuno lo fa secondo l’impulso del proprio cuore, spesso con un forte e significativo movimento spirituale, portando un’intenzione personale, una richiesta o un ringraziamento, una supplica o un’intercessione. Altri uniscono a questo semplice gesto la loro preghiera abituale o addirittura l’Eucaristia.

Per i cattolici, il cero ci avvicina alla vera luce del mondo, che è Cristo. La sua morte e resurrezione sono espresse nel cero pasquale. Grazie al battesimo, siamo diventati “figli della luce”, chiamati a camminare nella luce.

Disponibile per chiunque, accendere una candela è un modo per sostituire o prolungare la nostra preghiera, per avvicinarci e solidarizzare con la persona che abbiamo in mente. La candela che accendiamo per il defunto serve a dire: “Non sei più qui, ma attraverso questa luce sento la tua presenza. È attraverso questa luce che esprimo l’amore che ho dentro di me e che rimarrà sempre nel mio cuore”.

Una candela offerta in un gesto di fiducia può esprimere, ad esempio, il senso della paternità di Dio, del suo amore e della sua misericordia. È anche un simbolo dell’esistenza, fragile, precaria e che si offre.

Si può ottenere un processo di purificazione, approfondimento e pacificazione. Inoltre, ti aiuta a concentrarti e a raccogliere il tuo io interiore. L’immaginazione si concentra sulla fiamma, che diventa un supporto, un atto di meditazione.

La candela porta luce, illumina, riscalda, esprime ciò che è importante per l’uomo.