L’Immacolata Concezione: un approccio teologico

L’8 dicembre si celebra l’Immacolata Concezione: Maria potrebbe essere nata senza peccato? Cosa dicono le Scritture? Se guardiamo ai nostri amici evangelisti, vediamo la presenza di Maria molto chiaramente durante tutta la vita di Gesù, dall’Annunciazione all’Ascensione, e persino durante l’attesa dello Spirito.

Parliamo della verginità di Maria e del fatto che era “piena di grazia” all’Annunciazione, ma non della sua immacolata concezione. Tuttavia, man mano che la Chiesa scopre chi è Gesù e ci unisce in una fede comune nel “Cristo della storia”, riunisce in “definizioni” ciò che costituisce la bellezza della nostra fede in Lui e anche, tramite “vasi comunicanti”, la bellezza e la grandezza di questa umile donna di Palestina. Parlando di Gesù, della sua umanità e della sua divinità, l’una o l’altra delle quali potevano essere contestate da correnti divisorie – e ce n’erano molte altre – la riflessione della Chiesa primitiva ha portato alla nascita del nostro Credo, che professiamo ogni domenica.

Una di queste, logicamente enunciata, era la seguente: se Gesù è il Figlio di Dio, allora Maria è la madre di Dio. E, se portiamo questo alla sua conclusione logica, possiamo dedurre che non era affetta dal peccato a causa della sua vocazione personale e particolare. Non per qualche merito personale, ma per la gratuità di Dio nei confronti della persona che lo indosserà.

Ciò che colpisce in questo caso è la capacità che Dio dà all’uomo di pensare con la propria testa e, usando la sua intelligenza, illuminata dallo Spirito, di giungere a conclusioni su verità che vanno oltre se stesso. Infatti, è impossibile che l’uomo abbia inventato da solo un dogma così “folle” senza sembrare lui stesso un pazzo. È quindi il frutto dell’intelligenza al servizio della Verità, della condivisione, della riflessione nel tempo e, soprattutto, dell’andare oltre le origini degli uomini e delle donne che hanno portato questa “rivelazione” al suo apogeo. Quindi siamo eredi!

Per noi cattolici, Maria porta nel suo essere ciò che porterà nella sua carne: il compimento dell’opera di salvezza. Per anticipazione, già inscritta nella redenzione offerta dall’Incarnazione, Maria vivrà una “vita nuova”, diventando inconsapevolmente la primizia di una nuova era in cui il peccato del passato sarà completamente cancellato. Oggi è quindi consapevole della grazia che ha ricevuto, ma la vive per la Chiesa che siamo tutti insieme. Come missionaria, ci invita a lasciare che Cristo compia la nostra piena liberazione in noi, mentre la nostra vita spirituale si trova tra un “già” e un “non ancora”. Siamo portatori di una grazia progressiva il cui obiettivo finale è la nostra stessa illuminazione nel cuore di Dio.

P. François Lapointe omv, rettore del santuario

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