L’Avvento secondo Benedetto XVI

Avvento, la visita di Dio: Dio entra nella mia vita e vuole parlarmi. Nella nostra vita quotidiana, tutti noi abbiamo l’esperienza di avere poco tempo per il Signore e poco tempo per noi stessi. Finiamo per essere assorbiti da ciò che dobbiamo “fare”. Non è forse vero che spesso sono proprio le attività che ci occupano, la società e i suoi molteplici interessi a monopolizzare la nostra attenzione? Non è forse vero che dedichiamo molto tempo all’intrattenimento e alle distrazioni di ogni tipo? A volte le cose ci “sopraffanno”.

L‘Avvento ci invita a fermarci in silenzio per comprendere una presenza. È un invito a capire che ogni evento della giornata è un segno che Dio si rivolge a noi, un segno dell’attenzione che ha per ognuno di noi. Quante volte Dio ci fa vedere un segno del suo amore! Tenere una sorta di “diario interiore” di questo amore sarebbe un dovere bello e salutare per la nostra vita!

L‘Avvento ci invita e ci incoraggia a contemplare il Signore presente. La certezza della sua presenza non dovrebbe forse aiutarci a vedere il mondo con occhi diversi? Non dovrebbe aiutarci a vedere la nostra intera esistenza come una “visita”, come un modo in cui Lui può venire da noi e farsi vicino, in ogni situazione?

L’Avvento è attesa (elemento fondamentale), un’attesa che è, allo stesso tempo, speranza. […] La speranza segna il cammino dell’umanità, ma per i cristiani è guidata da una certezza: il Signore è presente in tutta la nostra vita, ci accompagna e un giorno asciugherà anche le nostre lacrime. Un giorno, presto, tutto si compirà nel Regno di Dio, il Regno della giustizia e della pace.

Se il tempo non è riempito da un presente significativo, l’attesa rischia di diventare insopportabile; se stiamo aspettando qualcosa, ma per il momento non c’è nulla, in altre parole se il presente rimane vuoto, ogni momento che passa sembra eccessivamente lungo e l’attesa diventa un fardello troppo pesante, perché il futuro rimane completamente incerto.

Quando, invece, il tempo assume un significato e in ogni momento percepiamo qualcosa di specifico e utile, allora la gioia dell’attesa rende il presente più prezioso.

Viviamo intensamente il presente, dove i doni del Signore ci stanno già arrivando, e viviamolo proiettati verso il futuro, un futuro pieno di speranza. In questo modo, l’Avvento cristiano diventa un’occasione per risvegliare in noi il vero significato dell’attesa, tornando al cuore della nostra fede, che è il mistero di Cristo, il Messia atteso da molti secoli e nato nella povertà di Betlemme. Venendo tra noi, ci ha fatto e continua a farci il dono del suo amore e della sua salvezza. Presente in mezzo a noi, ci parla in modi diversi: nella Sacra Scrittura, nell’anno liturgico, nei santi, negli eventi della vita quotidiana, nell’intera creazione, che cambia aspetto a seconda che Lui sia presente dietro di essa o che sia offuscata dalla nebbia di un’origine incerta e di un futuro incerto. A nostra volta, possiamo parlargli, presentandogli le sofferenze che ci affliggono, l’impazienza, le domande che nascono dal nostro cuore. Assicuriamoci che Lui ci ascolti sempre! E se Gesù è presente, non esiste un tempo vuoto e privo di significato. Se Lui è presente, possiamo continuare a sperare anche quando gli altri non possono più darci alcun sostegno, anche quando il presente diventa difficile.

L’Avvento è il tempo della presenza e dell’attesa dell’eternità. Proprio per questo motivo è, in modo particolare, un tempo di gioia, una gioia interiorizzata che nessuna sofferenza può cancellare. La gioia del fatto che Dio si è fatto bambino. Questa gioia, presente in noi in modo invisibile, ci incoraggia ad andare avanti con fiducia. La Vergine Maria, attraverso la quale ci è stato donato Gesù Bambino, è il modello e il sostegno di questa gioia profonda. Possa ella ottenere per noi, fedeli seguaci di suo Figlio, la grazia di vivere questo tempo liturgico vigili e attivi nell’attesa. Preghiamo Amen!

Benedetto XVI, 28 novembre 2009.

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